Descrizione Tecnica
Chiudi

CHIESA DEI SANTI GIORGIO E ANDREA

Chiesa parrocchiale dei Santi Giorgio e Andrea
Via Principale 30
6914 Carona - Lugano

Di fondazione romanica, la chiesa è stata radicalmente trasformata e ampliata nel corso del Quattrocento, in seguito all’ottenimento dell’autonomia parrocchiale (1427). I lavori terminano nel 1506 come indicato nell’epigrafe lungo la trabeazione in facciata. L’interno, a tre navate, conserva pregevoli opere realizzate già a partire dal Quattrocento. Negli ultimi decenni del Cinquecento, oltre al rinforzo dei pilastri che sostengono le campate e all’elevazione del tiburio, ha luogo un’intensa campagna decorativa con la realizzazione della balaustra, degli affreschi del coro e delle decorazioni delle cappelle del Rosario e di San Giovanni Battista (più tardi dedicata a San Domenico Soriano). Il Vescovo di Como Feliciano Ninguarda, in occasione della visita pastorale dell’11 giugno 1591, scrive che «la chiesa è la più bella che sii nela Plebe de Lugano et altre, fatta con quelle circostanze che l’homo possi imaginare»1. Le decorazioni vengono concluse nel corso del secolo successivo, nella maggior parte da maestri caronesi2.
La chiesa è stata restaurata nel 1966-70, sotto la direzione di Guido Borella, e nel 1974-79 sotto la direzione di Tita Carloni (Fig. 1).

Opera
Stuccatore
Data

Cappella del Rosario

Casella Giovanni Battista

La cappella occupa per intero la stretta e allungata parete di fondo della navata sinistra. È di proprietà della Comunità di Carona e intitolata al Rosario fino al 1579, ma la decorazione, completata entro il 1591, si deve alla famiglia Casella il cui stemma, sorretto da due putti, è all’apice dell’arco d’ingresso (Fig. 2). Negli atti dalla visita dell’11 giugno dello stesso anno, il vescovo di Como Feliciano Ninguarda accenna a «doi altri altari, uno è finito, di belliss.a manuf.ra … et l’altro si va facendo a stucho di tutta bellezza»3.
Le decorazioni in stucco sono attribuite a Giovanni Battista Casella (documentato dal 1550 al 1602)4 e sono state in passato avvicinate a quelle della cappella di palazzo Salviati alla Lungara a Roma5. L’arredo viene ultimato tra il 1636 e il 1670 con la realizzazione della balaustra in marmo d’Arzo e il paliotto di marmi intarsiati, probabilmente di provenienza genovese6.
Ai lati della statua lignea con la Vergine posta nella nicchia centrale ci sono quattro sculture in stucco quasi a tutto tondo: a sinistra San Sebastiano e San Giovanni Battista, a destra San Rocco e Santa Lucia che si affacciano da nicchie contornate di grottesche a bassorilievo; sull’estradosso ci sono due Profeti (Fig. 3).
La decorazione si conclude con Dio Padre benedicente in altorilievo sostenuto da angeli e con una fastosa incorniciatura del dipinto murale sulla cimasa raffigurante l’Incoronazione della Vergine attribuito ad Andrea Casella (1619-ante 1672) (Fig. 4, 5). Ai lati, tra pendoni e ghirlande di fiori e frutta, due cariatidi sostengono la trabeazione del frontone spezzato (Fig. 6, 7, 8, 9). Una lapide commemorativa all’ingresso della cappella ricorda la morte di Giovanni Battista Casella, avvenuta il 19 novembre 1602.
Gli stucchi si trovano in discrete condizioni conservative, tuttavia sono evidenti i segni di vecchie infiltrazioni di acqua dal tetto. Tutte le superfici sono ricoperte da uno spesso strato di scialbo, ma in molti punti, come nel volto del Profeta di destra, mostrano i segni di una precedente operazione di descialbo eseguita in modo maldestro e poco rispettoso del modellato originale. Sono presenti anche estese integrazioni, come in una parte del busto del Profeta di sinistra, oppure nei volti dei due angeli che reggono l’ovale con la Resurrezione. La superficie di quest’ultimo è martellinata, segno evidente che in passato era stata ricoperta da un intonaco (Fig. 10, 11).

Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
Fig. 11

Cappella di San Domenico Soriano (Cappella Scala)

Casella Giovanni Battista (attribuito a)

La cappella (Fig. 12) si trova in posizione simmetrica rispetto alla cappella del Rosario e, come questa, occupa l’alta e stretta parete di fondo della corrispettiva navata. Di giuspatronato Scala, come prova lo stemma della famiglia sull’arco d’ingresso (Fig. 13), era in origine dedicata a San Giovanni Battista; l’intitolazione a San Domenico Soriano risale al 16347. In occasione della visita pastorale del 1591 si nota che l’altare «si va facendo a stucho di tutta bellezza»8. Entro il 1672 venne affrescata e decorata a stucco la campata di fronte alla cappella, ad opera di «pitori di Como», probabilmente i fratelli Recchi9. Non è certa l’attribuzione delle decorazioni in stucco, che tuttavia presentano forti analogie con lo stile di Giovanni Battista Casella o di uno stretto collaboratore della sua bottega10.
Nella parte superiore si trova un’edicola con un frontone spezzato sorretta da due coppie di cariatidi affiancate da festoni di fiori e frutta (Fig. 14). Il dipinto murale, attribuito ai fratelli Recchi, raffigura la Nascita del Battista. L’altare è inserito in una nicchia centinata. Sulla mensa, decorata con un paliotto in marmi intarsiati di particolare pregio, è presente una pala di Andrea Ansaldo (1584-1638)11 raffigurante la Visione di San Domenico a Soriano (ante 1634) e una statua in marmo di Carrara raffigurante San Giovanni Battista (prima metà del Cinquecento). Alle pareti laterali ci sono due statue in stucco a figura intera, probabilmente aggiunte alla fine del Seicento: a sinistra l’Arcangelo Michele e a destra l’Angelo Custode (Fig. 15, 16) Nella volta a crociera quattro ovali sono incorniciati da una ricca decorazione con festoni e ghirlande (Fig. 17). I pennacchi dei costoloni sono sostenuti da telamoni in forma di giovinetti (Fig. 18, 19).
Le decorazioni si trovano in condizioni conservative molto simili a quelle della cappella del Rosario, sulla superficie del modellato è infatti presente un analogo spesso strato di scialbo che intasa i dettagli più minuti e nasconde la finitura superficiale. In alcuni punti, il modellato sembra abraso, forse a causa di maldestre operazioni di descialbo eseguite probabilmente con una sabbiatrice. Sono inoltre visibili alcune macchie giallo brunastre nella volta a botte della nicchia, molto probabilmente causate da infiltrazioni di acqua (Fig. 20).

Fig. 12
Fig. 13
Fig. 14
Fig. 15
Fig. 16
Fig. 17
Fig. 18
Fig. 19
Fig. 20