CHIESA DI SAN GIORGIO
Chiesa di San Giorgio
Piazza S. Giorgio 1
6976 Castagnola - Lugano
La chiesa di San Giorgio è citata per la prima volta nel 1578 negli atti delle visite pastorali del vescovo di Como ma nel secolo successivo, in seguito alla conquistata autonomia da Lugano, l’edificio viene ingrandito e riconsacrato nel 1670. È probabile che i principali benefattori di questa trasformazione siano stati i membri della famiglia Tosetti, negli anni in cui Giovanni Pietro (documentato dal 1634-1679) è all’apice della sua carriera di ingegnere e aiutante di Camera per Maurizio di Savoia, attivo tra Torino e le terre del ducato sabaudo (Fig. 1).
Interno
bottega (attribuito alla),
e altri autori
L’edificio ha una navata composta da due campate voltate a botte e due cappelle laterali: quella di sinistra è dedicata al Rosario, quella di destra, di patronato Tosetti, a Sant’Antonio da Padova (Fig. 2, 3). L’insieme decorativo di stucchi e pittura è stato completato entro il 1725. Non è noto il nome del pittore degli affreschi sopra l’altare maggiore, mentre la pala con San Giorgio sconfigge il drago è stata dubitativamente attribuita al più celebre artista nato a Castagnola, Giovanni Battista Discepoli detto lo Zoppo da Lugano (1590 circa-1654 circa). Lo stesso pittore, intorno al 1625, dipinge la Processione macabra su una delle pareti di quello che era l’ossario annesso all’edificio, e nel 1640 è «sindaco», cioè amministratore, della chiesa.
Nel 1653 i documenti testimoniano un rinnovamento sia del coro che delle cappelle e dal 1655 Giovanni Pietro Tosetti comincia ad essere menzionato come «ingegnero» del cardinal Maurizio: alcuni dettagli della decorazione a stucco della cappella di Sant’Antonio rendono infatti omaggio al principe sabaudo. Nel fregio della fascia che corre lungo la parte alta si ritrovano i nodi sabaudi e i monogrammi legati sia alla celebrazione della Vergine che alla figura di Maurizio di Savoia (le stesse lettere intrecciate sono presenti anche in Santa Maria al Monte dei Cappuccini a Torino, la cui decorazione fu seguita, come «intendente», proprio dal cardinale) (Fig. 4, 5, 6, 7). Lo stemma della famiglia Tosetti, oggi perduto, era presente invece sulla volta a vela della navata, nello scudo in stucco retto da putti in corrispondenza della sommità dell’arco di accesso alla cappella di Sant’Antonio da Padova (Fig. 8).