Descrizione Tecnica
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CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Chiesa di San Giovanni Battista
Piazzetta dei Serviti
6850 Mendrisio

La chiesa di San Giovanni Battista è stata eretta nelle forme attuali dai padri Serviti nel 1722, al posto di un edificio preesistente, su disegno dello stuccatore e architetto Pietro Magni di Castel San Pietro (1655-1723 circa). L’architetto muore dopo la costruzione della navata e delle quattro cappelle. Dal 1729, il presbiterio, il coro e la sagrestia vengono modificati secondo le indicazioni dell’architetto frate camaldolese Paolo Soratini (1682-1762).
La chiesa è terminata nel 1733 e consacrata nel 1738. I dipinti della volta si devono a Giovan Battista Bagutti (1744-1823) e al quadraturista Giovan Battista Brenni (1730-documentato fino al 1789), siglati con nome e data nel 1774 (Fig. 1, 2).
Il convento, a cui San Giovanni era annessa, viene soppresso nel 1852. Successivamente il complesso fu incamerato dallo Stato e destinato ad ospitare le scuole e il ginnasio, mentre la chiesa fu ceduta al Comune. Negli anni Novanta del secolo scorso i restauri hanno restituito a San Giovanni il suo aspetto settecentesco quasi integro, mentre i locali del convento sono stati riadattati a spazio museale.

Opera
Stuccatore
Data

Interno

Brenni Giovanni Giulio,
Catenazzi Antonio,
Moresco Carlo

La chiesa viene eretta in pochi mesi e già nel 1723 inizia la decorazione interna con i dipinti del poco noto Venerio Bellasi (documentato dal 1720 al 1724), con finte architetture nella volta e nelle cappelle, e con gli stucchi di Giovanni Giulio Brenni di Salorino (documentato tra 1720 e 1724) e Antonio Catenazzi di Mendrisio (documentato tra 1704 e 1738).
Gli stucchi sopra il cornicione e attorno alle finestre sono affidati ai Bernasconi di Balerna, mentre quelli intorno alle due finestre inferiori del coro sono realizzati nel 1729 da Antonio Catenazzi. A lui si attribuisce anche la decorazione a stucco dell’altare nella prima cappella di destra, dedicato a San Pellegrino Laziosi (Fig. 3, 4, 5, 6, 7). La critica ha inoltre ipotizzato che possano essere suoi, o della sua bottega, anche gli stucchi intorno alla nicchia del coro, stilisticamente vicini a quelli della navata (Fig. 8, 9, 10).
Carlo Moresco di Somazzo (documentato tra il 1738 e il 1770 circa) è invece l’autore dei capitelli della navata e, verosimilmente, di tutte le decorazioni del coro.

Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10