Descrizione Tecnica
Chiudi

ORATORIO DI SANT’ANNA

Oratorio di Sant’Anna
Piazza Son Anna 2-3
6835 Morbio Superiore

L’oratorio di Sant’Anna, detto anche della Madonna delle Grazie o di San Rocco, è stato edificato fra il 1692 e il 1705 incorporando un edificio preesistente 1. È una chiesa di piccole dimensioni ma di proporzioni monumentali e slanciate, strutturata in un’unica aula centrale sormontata da una cupola (Fig. 1, 2).
La decorazione a stucco si deve a Gianfrancesco Silva (1660-1738) che riceve l’incarico nel 1705, un anno prima della morte del padre Agostino (1628-1706). I dipinti murali della cupola e dei pennacchi sono di un pittore con il quale i Silva intrattengono un intenso rapporto di collaborazione, soprattutto a partire dell’ultimo decennio del Seicento: Pietro Bianchi detto il Bustino (notizie dal 1681 al 1720). Gli affreschi, realizzati nel 1705, rappresentano la Visione apocalittica di San Giovanni Evangelista e, nei pennacchi, i profeti Davide, Salomone, Isaia e Michea. I dipinti alle pareti sono invece più tardi, della seconda metà del XVIII secolo.
L’altare maggiore, in marmi policromi e stucchi, è del 1762 e realizzato intorno ad un affresco preesistente dell’inizio del Seicento; il coro, a pianta rettangolare, è coperto da una volta a botte decorata con dipinti murali nel 1917 da Silvio Gilardi di Mendrisio (1873-1943).
I primi interventi di restauro conosciuti, ricordati nel cartiglio dell’arco trionfale, risalgono al 1830 e quelli successivi al 1917, come specificato nel cartiglio della controfacciata del coro. In queste occasioni si può supporre siano state eseguite numerose reintegrazioni degli stucchi. Altri lavori si registrano tra il 1994 e il 1995 (concentrati sulla sistemazione del tetto e della facciata), mentre il più recente intervento all’interno si è svolto tra gennaio e maggio del 2017.

Opera
Stuccatore
Data

Interno

Silva Agostino,
Silva Gianfrancesco
fine '600 - inizio '700

Le pareti della navata sono ritmate da lesene e pilastri con ricchi capitelli che sorreggono una trabeazione piuttosto semplice. All’interno di una cornice in stucco sono presenti dipinti murali con scene della Vita della Vergine eseguiti da un pittore anonimo. Appoggiati alla trabeazione ci sono sei angeli. Due, adoranti, sono collocati alla base dell’arco trionfale, gli altri quattro sono posti in prossimità degli angoli della navata (Fig. 3, 4, 5) . Ognuno di loro regge un simbolo mariano: la colomba, la luna, il sole e la torre d’avorio. Al centro dell’arco trionfale, alla sommità dell’arcata, una coppia di angeli sostiene un cartiglio (Fig. 6, 7, 8).
Le attività per l’edificazione dell’oratorio sono documentate dal 1692 al 1705 e sono avvenute con il coinvolgimento diretto della popolazione, come riportato in un quaderno contabile2. Il capomastro è Francesco Della Torre di Morbio.
Il libro registra tutte le giornate lavorative relative alla manovalanza (specificando il ruolo ma raramente la mansione) e al reperimento, al trasporto e alle lavorazioni dei materiali necessari al cantiere. Le giornate di «mastro» sono pagate 30 soldi, quelle di «garzoni bonni di ogni fatticha» 20 soldi, quelle di «garzoni che non possono far ogni faticha», 12 soldi. Il trasporto dei materiali è effettuato con i buoi ed è pagato generalmente 10 soldi a carro. Ogni carro serve a «condur legnami», assi, «sabbione», piode, «spogno» (forse tufo3), sassi, calce e altro.
Sono purtroppo poco significative le annotazioni relative agli stucchi, per cui è probabile siano serviti «spogno»,«sabbione», calce, legnami, sassi, mattoni e corda. Non è mai nominato il gesso, che invece troviamo negli stucchi: questo dimostra l’incompletezza delle informazioni.
Nel 1696 si montano i ponteggi, probabilmente per la realizzazione della volta e della copertura; nel 1698 si lavora al campanile; nel 1699 si fa il tetto; a giugno del 1700 la fabbrica è coperta e si comincia a «stabelire» (intonacare). I lavori diminuiscono quindi notevolmente, lasciando spazio alla manodopera specializzata. A giugno del 1705 (poco prima del montaggio dei ponteggi per gli stucchi) arrivano «dieci caretta di sabbione», probabilmente utilizzate per le ultime opere architettoniche e per lo strato di corpo dello stucco. Il 24 luglio 1705 sono montati i ponteggi «per lo stuccatore» e «per il pittore» : non si capisce se siano gli stessi ponteggi, utilizzati da entrambi gli artisti e registrati con due diciture diverse, oppure due ponteggi distinti per parti diverse della chiesa. Da questo giorno sono registrati gli aiuti dati agli stuccatori: si dedicano due giornate a «smorzar calce», una a «rizare» e quindici a «ricchiare» o «richiare» (il termine, non chiaro, si riferisce forse alla stesura dello strato d’arriccio preparatorio per gli stucchi).
Gianfrancesco Silva non è citato nel registro delle spese, ma il suo nome è presente in un documento del 21 marzo 1705 in cui la vicinanza di Morbio autorizza l’utilizzo delle elemosine per la fabbrica della chiesa e per i lavori di decorazione in stucco che spettano all’artista4.

Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 8