Descrizione Tecnica
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CHIESA DI SAN CARPOFORO

Chiesa di San Carpoforo
Via Maroggia 7
6816 Bissone

Le origini della chiesa di San Carpoforo risalgono probabilmente all’VIII secolo anche se i primi documenti esistono solo dal XII secolo, quando l’edificio e i territori di Bissone sono ricordati tra i possedimenti del monastero di Sant’Ambrogio a Milano. La chiesa passa successivamente sotto la giurisdizione della diocesi comasca e della pieve di Riva San Vitale, da cui ottiene completa indipendenza solo nel 1622.
Durante il Cinquecento la chiesa aveva tre navate, con tre cappelle e cinque altari1. A metà del secolo l’altare maggiore è arricchito da tre sculture in terracotta dipinta di bianco: la Madonna con il Bambino e San Giovannino, San Pietro e San Carpoforo, attribuite a Tommaso Lombardo (ricordato dal Vasari come allievo di Sansovino, documentato dal 1536 al 1584?) e alla sua bottega.
Una completa ristrutturazione dell’edificio, ad esclusione del campanile tardomedievale ancora oggi presente, avviene tra il 1676 e il 1680. Oltre all’altare maggiore, vengono ricostruite otto cappelle legate alle più importanti famiglie di Bissone tra cui i Bussi, i Castelli, i Gaggini, gli Orsatti, i Tencalla. Questi ultimi sono tra i maggiori finanziatori della ricostruzione.
Molti dei lavori per la decorazione del nuovo edificio si devono a Carpoforo Tencalla (1623-1685): sono infatti suoi la maggior parte degli affreschi delle volte del coro e di due cappelle laterali. Questi lavori, iniziati nel 1680, si interrompono alla morte dell’artista per essere successivamente portati a termine dal genero Carlo Antonio Bussi (1658-1690). Non si conoscono invece molti nomi degli autori degli apparati a stucco. La facciata è stata ricostruita dopo il 1730 (Fig. 1).

Opera
Stuccatore
Data

Le decorazioni a stucco della volta della navata e della cupola sono state realizzate negli anni ottanta del Seicento da autori ancora ignoti. Le maestranze coinvolte nei rifacimenti dell’edificio sono però vicine ai Tencalla per legami familiari o professionali, e in particolare all’ingegnere e architetto Giovanni Pietro Tencalla che diresse per molto tempo il cantiere. Tra i nomi avanzati dalla critica c’è quello dello stuccatore intelvese Giovanni Battista Carloni (1642-1721) che aveva collaborato con Carpoforo Tencalla al duomo di Passau, in Baviera (Fig. 2, 3, 4, 5, 6).

Fig. 1 – ©Gabriele Geronzi
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6

Altari dell’Angelo custode e di Sant’Antonio Abate

Caratti Orsatti Giovanni Battista
fine '600 - inizio '700

I due altari sono posti al fondo delle navate laterali e decorati tra gli ultimissimi anni del Seicento e l’inizio del secolo successivo. Entrambi gli apparati a stucco sono infatti documentati per la prima volta nella visita pastorale del 1702. A sinistra, guardando il presbiterio, c’è l’altare dedicato all’Angelo custode (Fig. 7, 8, 9, 10) mentre, sul lato opposto, quello di Sant’Antonio Abate (Fig. 11, 12, 13, 14).

Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
Fig. 11
Fig. 12
Fig. 13
Fig. 14