Descrizione Tecnica
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COLLEGIATA DI SAN VITTORE

Collegiata di San Vittore
Via Carlo Silva 2
6828 Balerna

La collegiata di San Vittore Martire è la chiesa parrocchiale di Balerna, di proprietà del comune. La costruzione, di origine romanica, è stata trasformata più volte nel corso del Cinquecento1. A partire dal 1578, le visite pastorali descrivono l’interno dell’edificio con un’unica navata a cui vengono aggiunte successivamente delle cappelle laterali. Le più antiche sono quelle della Madonna del Rosario, di Santa Croce e dei Santi Cosma e Damiano. Gli altari dedicati a Sant’Ignazio, a Sant’Orsola, all’Angelo Custode, alla Trinità e ai Santi Carlo, Rocco e Sebastiano, sono edificati tra il 1685 e il 1748. La progettazione del campanile e della facciata è attribuita ad Agostino Silva (1628-1706) di Morbio Inferiore, terminati il primo intorno al 1671, la seconda nel 1744 (la data è scolpita nella cartella sopra il portale principale) (Fig. 1). Nel 1818 le pareti divisorie tra le cappelle vengono demolite, formando le tre navate attuali.
L’ultimo restauro che ha interessato tutta la chiesa è stato eseguito tra il 1949 e il 1954.

Opera
Stuccatore
Data

Cappella della Madonna del Rosario

Fontana Domenico,
Silva Agostino
fine '500 - fine '600

La cappella del Rosario è situata nella navata laterale destra in prossimità del presbiterio (Fig. 2). Presenta una pianta rettangolare, aperta sui lati nord e ovest. La volta a crociera culmina con un lanternino centrale a pianta ellittica costruito nel Seicento, successivo alla cappella (Fig. 3).
L’apparato decorativo è caratterizzato dalla coesistenza di pitture murali e stucchi ed è concepito come un insieme omogeneo, anche se realizzato in epoche diverse.
Le nervature della volta a crociera sono marcate da coppie di putti che sorreggono medaglioni dorati raffiguranti le Virtù cardinali (Fig. 4). All’imposta dei pennacchi si trovano dei cartigli con attributi mariani (cipresso, olivo, palma e cedro). Le cornici e le ghirlande floreali delimitano le aree dedicate alla pittura in cui sono dipinte scene della vita della Vergine mentre, nelle lunette, scene della vita di Cristo (Fig. 5). I dipinti della volta sono stati scialbati, probabilmente alla fine del Seicento, e riscoperti in occasione dei restauri del 1953.
L’altare è realizzato in diversi materiali lapidei (le colonne e il capitello destro sono in pietra) e in marmorino (capitello sinistro a stucco). La Madonna in terracotta collocata nella nicchia è stata eseguita nel 1676 da Giovanni Pietro Lironi (1624-1692) di Vacallo, un artista di notevole capacità che ha contribuito a diffondere verso nord il linguaggio di Bernini.
La lettura stilistica permette di individuare almeno due autori degli stucchi: quelli del sottarco, databili alla fine del Cinquecento, sono attribuiti allo stuccatore di Muggio Domenico Fontana (documentato dal 1582 al 1630), mentre le cornici della volta e gli angeli dell’altare potrebbero essere della fine del Seicento o dei primi anni del Settecento, eseguiti probabilmente sotto la direzione di Agostino Silva (Fig. 6, 7). Se si osservano le coppie di putti (Fig. 8) che sostengono le medaglie dorate lungo i costoloni della volta, si può forse ipotizzare l’intervento di un altro stuccatore, per il momento ancora sconosciuto.
Nel 1685 gli atti delle visite pastorali descrivono una chiesa «oscura e interessata da problemi di umidità e acqua infiltrata dalle volte». Un primo intervento per porre rimedio a questi problemi è stato probabilmente eseguito prima del 16962. La situazione peggiora nuovamente nel 1703. È nel corso di questi lavori di riparazione che si suppone siano state ammodernate le decorazioni con l’intervento del Silva. In diverse zone si possono riconoscere interventi di reintegrazione precedenti agli ultimi restauri (con sovrapposizione di stuccature, scialbature policrome, dorature), compresi i segni di martellinature e raschiature che testimoniano maldestri tentativi di pulitura. Le numerose integrazioni plastiche eseguite negli anni Cinquanta per riparare le ampie lacune sono in massima parte in gesso (Fig. 9).
Per armonizzare i rifacimenti con le parti originali è stata applicata su tutta la superficie una tinta grigio-ocra particolarmente spessa e coprente (Fig. 10, 11).

Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
Fig. 11