CHIESA DEI SANTI BIAGIO E MAURIZIO
Chiesa dei Santi Biagio e Maurizio
Via alla Chiesa 33
6808 Torricella-Taverne
La chiesa parrocchiale dei Santi Biagio e Maurizio è documentata dal 1361, ma è sicuramente più antica. Nella prima metà del Seicento viene costruita l’abside e modificate le due cappelle laterali della Madonna del Carmine e di San Carlo.
Le decorazioni a stucco sono state realizzate in diversi momenti. Quelle delle pareti del presbiterio sono del 1638-1641 e si devono a Galeazzo Riva di Lugano (documentato dal 1636 al 1661), uno stuccatore con un discreto numero di opere sparse tra Ticino e Valtellina, ma di cui si hanno poche notizie biografiche. Tra gli anni Trenta e Cinquanta del Seicento un anonimo stuccatore lavora nella cappella di San Carlo. Nel 1664 Giovanni Passardi di Arosio decora la sagrestia, parzialmente demolita nel 1929. Gli stucchi del coro e dell’altare maggiore sono invece realizzati nel 1718 dal poco noto Francesco Bellotti di Torricella (documentato dal 1718 al 1738) mentre quelli dell’altare della Madonna del Carmine (ora perduti) nel 1729 da Giovanni Battista Adami di Carona (documentato dal 1710 al 1766).
Nel 1929 l’edificio subisce molti cambiamenti: sono ingrandite le cappelle laterali demolendo stucchi e pitture sei-settecenteschi, la sagrestia a nord è trasformata in coro degli uomini mentre la nuova sagrestia è ricavata dall’antico coro poligonale. Intorno al 1960 sono restaurati gli stucchi dell’altare maggiore e della cappella di San Carlo, aggiungendo delle tinteggiature agli ornati. L’ultimo restauro dell’edificio e delle sue decorazioni risale al 2018 (Fig. 1).
Interno
Bellotti Francesco
Nella volta del presbiterio le pitture murali con gli Evangelisti, i Dottori della Chiesa e, al centro, la Gloria di San Biagio, sono inserite in medaglioni polilobati incorniciati da un sistema decorativo a stucco ricco di elementi (Fig. 2, 3, 4). Nei lunettoni delle pareti laterali sono invece dipinte, tra più semplici cornici lineari, la Resurrezione e la Pentecoste.
Come emerge dai documenti, la decorazione del presbiterio è commissionata nel 1638 allo stuccatore Galeazzo, figlio di Andrea Riva di Lugano, ed è pagata 260 scudi d’oro1. Egli esegue anche gli stucchi del sottarco con erme alate, angeli e rosoni, quelli delle lesene con simboli della messa e gli angeli appoggiati sull’arco trionfale (Fig. 5). L’altare e la movimentata decorazione tardo-barocca della parete di fondo sono invece realizzati nel 1718 da Francesco Bellotti di Torricella (Fig. 3). I pagamenti allo stuccatore sono registrati nel libro dei conti della Confraternita della Beata Vergine del Carmine2. È invece più recente, novecentesca, la pala con i Santi Biagio e Maurizio. L’altare si conclude con un timpano spezzato abitato da due angeli a stucco con le palme, simbolo del martirio, e con una complicata cimasa a rilievo sormontata da una coppia di angeli che mostra l’eucaristia, trovando una corrispondenza visiva e iconografica con l’estensione eucaristica plasmata da Riva all’apice dell’arco trionfale. Le cappelle laterali hanno subito delle modifiche importanti nel 1929. Di quella dedicata alla Madonna del Carmine, sulla destra guardando l’altare maggiore, non resta più nulla. Sappiamo però che per la decorazione a stucco era stato coinvolto nel 1729 Giovan Battista Adami (o Adamino) di Carona3. Sul lato opposto, nella cappella dedicata a San Carlo, sopravvivono gli stucchi dell’arco di ingresso (Fig. 6) e, parzialmente, della volta, cronologicamente prossimi a quelli di Riva ma attribuibili ad una mano diversa (Fig. 7, 8) . Sono notevoli soprattutto i due angeli seduti sul cornicione all’imposta dell’arco; l’anonimo stuccatore ha avuto una particolare cura nel modellare le loro pose, naturali e libere.