Introduzione

Le decorazioni a stucco hanno avuto un grande successo a partire dalla metà del Cinquecento. Dopo i grandi cicli ispirati dalla riscoperta delle antichità romane (Roma, Logge vaticane 1517-1519 ca. Raffello) e la decorazione di Fontainebleau (1541-50 ca. Francesco Primaticcio) le decorazioni a stucco si diffondono velocemente in tutta Italia e in tutta Europa.

Con pochi e semplici materiali (calce, sabbia, polvere di marmo) - e con molta abilità - si riescono a realizzare complesse decorazioni. La tecnica dello stucco infatti permette di decorare in modo abbastanza veloce, semplice e relativamente economico gli spazi, di adeguare vecchie costruzioni a nuovi gusti e di realizzare sculture tridimensionali che, a differenza di simili decorazioni in marmo, possono sporgere dalle pareti e dalle volte con effetti sorprendenti.

Decorazioni a stucco, Basilica Sotterranea di Porta Maggiore (I secolo d.C.) (Wikipedia.org)

Logge di Raffaello, settima e tredicesima campata, Palazzo Apostolico, Città del Vaticano (1517-1519) (Wikipedia.org)

Decorazioni a stucco, Galleria Francesco I, Palazzo di Fontainebleau (1534) (Wikipedia.org)

Perché la tecnica dello stucco è così importante per il Canton Ticino?

Nella zona tra Lugano e Chiasso e nella vicina Insubria sono nati e vissuti moltissimi stuccatori che per più di un secolo hanno esercitato la loro arte in tutta Europa.
Roma, dalla fine del Cinquecento e soprattutto nel Seicento, è il centro artistico propulsivo per tutta Europa. Qui le maestranze lombarde e del vicino Ceresio ricoprono ruoli importanti come architetti, capomastri, scalpellini e stuccatori. Abilissimi nel trasformare la materia, gli stuccatori di queste zone diventano maestri dell’arte dello stucco.

La richiesta di manodopera era ovunque elevata: dalla fine del Cinquecento quasi tutti i luoghi di culto si devono adeguare alle indicazioni della Controriforma aggiornando il linguaggio decorativo, mentre nel centro Europa, alla fine della devastante Guerra dei Trent’anni (1618-1648), vengono ricostruite molte chiese, palazzi ed edifici civili.

Tornando in patria, molti di questi artisti realizzano nei loro Paesi di origine – a cui rimangono sempre molto legati - importanti opere d’arte, sia come segno di devozione sia come testimonianza del prestigio professionale e sociale raggiunto all’estero.

Diffusione degli artisti del Basso Ceresio in Europa

Decorazioni in stucco di Santino Galli e Domenico Canevalle, Praga, Palazzo Wallenstein (1623-1629)

Decorazioni in stucco di Giovanni Battista Carlone e bottega, Passau, Cattedrale di Santo Stefano (1668-1684) (Wikipedia.org)

Decorazioni in stucco di Baldassare Fontana, Cracovia, chiesa di Sant'Anna (1695-1704) (Wikipedia.org)

Decorazioni in stucco di Santino Bussi, Vienna, Belvedere superiore (1722-1723) (Artistiticinesi-ineuropa.ch)

Lo stucco

Lo stucco – detto anche «stucco forte» - è un impasto malleabile a base di calce che permette di rivestire superfici architettoniche o di modellare figure tridimensionali. Lo stucco una volta indurito, assume l’aspetto del marmo.

Le decorazioni a stucco sono principalmente realizzate in ambienti interni, solo raramente si trovano in esterno. In questi casi si cercava di migliorare la resistenza dello stucco aggiungendo additivi all’impasto o proteggendo la superficie con sostanze organiche.

Una decorazione a stucco è solitamente composta da due strati: quello interno è costituito da una malta di corpo spessa qualche centimetro che viene applicata a più riprese per definire il modellato mentre lo strato più esterno è realizzato con una malta di finitura chiara, spessa pochi millimetri, che rende le opere in stucco simili al marmo.

Giovanbattista Barberini, Cappella del Crocifisso, Chiesa di Sant’Eusebio, Castel San Pietro (fine '600)

Giovanni Battista Serodine, Casa Serodine, Ascona (1620)

Giovanni Antonio Colomba, Oratorio di San Rocco, Bissone (metà '600)

Strato di corpo

Strato di finitura

Strato di corpo e strato di finitura

Non esistono «ricette» codificate per realizzare uno stucco: ogni artista adeguava l’impasto da usare in funzione delle sue necessità e dei materiali disponibili. Lo strato di corpo è solitamente composto da calce, sabbia, acqua e da eventuali additivi minerali (gesso) o organici (caseina o uovo, oggi difficili da identificare).
Gli additivi servono per aumentare o ridurre i tempi di presa e la lavorabilità della malta e a non creare fessure. L’impasto infatti deve essere plastico e malleabile e una volta messo in opera non deve deformarsi. La malta allo stato fresco, se è composta semplicemente da sabbia, calce e acqua non è un materiale ideale per formare statue tridimensionali aggettanti, in quanto tende a perdere la forma sotto il suo stesso peso, è poco plastica e ha un altro rischio di crettarsi in fase di asciugatura. Con l’aggiunta di additivi , organici o inorganici, sia la malta di corpo che quella di finitura possono assumere caratteristiche diverse.

Vi è una grande varietà di malte di corpo: possono contenere calce e gesso, polvere di mattone o di carbone, argilla, sabbie silicee o carbonatiche. Lo strato di finitura è generalmente composto da calce, polvere di marmo, acqua e da eventuali additivi (caseina, uova, oli, saponi, cere, oggi difficili da identificare). Anche nel modo di comporre e di lavorare lo strato di finitura si possono osservare molte differenze tra i diversi artisti e le diverse opere. Spesso le superfici originali sono difficili da osservare a causa delle numerose ridipinture aggiunte nel corso dei secoli o a causa di puliture male eseguite che hanno compromesso irrimediabilmente lo strato di finitura originale.

Malta di corpo per modellare gli stucchi

Malta scura di fondo, contenente probabilmente carbone

Malta di corpo con una percentuale di argilla

Malta di corpo con un'alta percentuale di gesso

Malta di corpo con cocciopesto

Malta di corpo con fibre

Malta di corpo con fibre, dettaglio

Stucchi verniciati durante un intervento di restauro negli anni '20 del '900. Santuario di Santa Maria dei Miracoli, Morbio Inferiore

Strato di finitura danneggiato da un intervento di descialbo. Santuario della Beata Vergine del Soccorso, Sacro Monte di Ossuccio

Quali sono le maggiori difficoltà di questo lavoro?

Uno stuccatore, oltre ad essere un bravo scultore, deve anche essere in grado di adattare l’impasto con cui lavora alle caratteristiche dell’opera (una decorazione architettonica o una scultura tridimensionale più o meno aggettante), al suo modus operandi, alle condizioni atmosferiche (tempo secco o umido) e alle caratteristiche dei materiali disponibili. Per questo venivano spesso aggiunti alle malte, sia di corpo che di finitura, additivi organici o minerali.

Lavorazione dello stucco. Mani realizzate da Agostino Silva, Giovan Battista Barberini, Alessandro Casella

I materiali

Gli stucchi sono decorazioni costituite da diversi materiali. Le malte sono solitamente composte da: calce, sabbia, gesso e polvere di marmo. Lo stuccatore si serviva inoltre di altri materiali per fornire supporto strutturale e integrità. Alcuni dei più comuni erano: mattoni ordinari e mattoni più sottili detti tavelle, ferri e chiodi -di varie forme e dimensioni- corda e stoppa.

Gli stucchi hanno una struttura stratificata con composizione eterogenea:
– struttura di supporto
– armature e ancoraggi
– strato di corpo
– strato di finitura
– trattamento superficiale

Calce (Wikipedia.org)

Sabbia (Wikipedia.org)

Gesso (Wikipedia.org)

Pestello per il marmo (in G.A. Rusconi, Della Architettura, Venezia, 1590, Lib. VII)

Polvere di marmo

Mattoni (Wikipedia.org)

Tavelle (Wikipedia.org)

Chiodi

Utilizzo dei chiodi nella struttura di supporto

Vergella di ferro

Corda

Stoppa (Wikipedia.org)

Prima di iniziare la lavorazione con lo stucco bisogna predisporre una struttura di supporto cercando di «sagomare» la muratura (spesso mista, composta da pietra e mattoni) in modo da aiutare il lavoro dello stuccatore.

Le grandi sculture tridimensionali hanno sempre un’armatura di sostegno, quasi sempre metallica (vergella, barre metalliche anche di riuso e filo di ferro). Le strutture di sostegno in legno sono piuttosto rare perché il legno non poteva essere sagomato facilmente come il ferro. Una speciale barra di metallo detta «vergella» era molto utile per creare lo scheletro degli elementi tridimensionali, perché poteva essere piegata facilmente in diverse forme. In commercio erano disponibili diversi tipi di chiodi. Il loro nome (da quaranta, da ottanta, da cento …) era legato al numero di chiodi che potevano essere prodotti con una libbra di ferro (circa 0.76 kg).

Struttura di supporto, strato di corpo, strato di finitura

I fenomeni di degrado mostrano i diversi strati compositivi

Struttura di supporto, uso di mattoni rotondi per le volute dei capitelli

Struttura finita

Armature metalliche

Vergella

Il Canton Ticino e le zone limitrofe sono ricche di materiali adatti alle costruzioni e alla loro decorazione. La calce era ottenuta dalla cottura di calcari dolomitici (contenenti magnesio) che caratterizzano la geologia del territorio. A Riva San Vitale erano in funzione diverse fornaci usate per la cottura dei mattoni e della calce. Dalle fornaci la calce veniva trasportata su carri nei luoghi di utilizzo. Qui veniva «spenta» in fosse scavate nel terreno e lasciata maturare.

La sabbia (spesso la componente più abbondante in una malta) proveniva da diverse cave locali. Il suo uso serve a:
– ridurre il ritiro (perdita di volume) dopo l’asciugatura
– migliorare le proprietà meccaniche
– favorire la carbonatazione
– aumentare la porosità

Il marmo usato negli strati di finitura proveniva solitamente dalle cave di Musso. Per realizzare la polvere di marmo venivano usati gli scarti di lavorazione, pestati e setacciati per ottenere polvere con diverse granulometrie.
Spesso, per rendere più plastici gli impasti (sia di corpo che di finitura), venivano aggiunti additivi naturali (oli, uova, caseina, sapone) ora difficili da individuare con tecniche analitiche.
I colori, l’oro per le dorature e i materiali più particolari venivano solitamente acquistati a Como.

Fossa per spegnere la calce (G.A. Rusconi, Della Architettura, Venezia, 1590, Lib. VII)

Cave di Musso (Wikipedia.org)

Gli strumenti

E’ sorprendente notare come gli strumenti di lavoro siano rimasti gli stessi nel corso dei secoli.

– Sparviere (su cui poggiare la malta)
– Setaccio di filo di ferro
– Cazzuola grande e cazzuola piccola (cazzuolina)
– Stampi per cornici
– Modini
– Raschietti
– Pennelli
– Spatole
– Stecche

Al Museo del Malcantone di Curio si possono vedere alcuni di questi strumenti provenienti da artigiani del luogo.

A. Pozzo, Il pittore al lavoro (1693-1700), in Casey C., Making Magnificence. Architects, Stuccatori and the Eighteenth-century Interior, London 2017, imm. 252

Gli strumenti dello stuccatore nel '600 (Félibien des Avaux A. , Principes de l'architecture, de la sculpture, de la peinture et des autres arts, Paris 1676.)

Gli strumenti dello stuccatore nell'800 (Carradori F., Istruzione elementare per gli studiosi della scultura, tavola VII, Firenze 1802)

Gli strumenti dello stuccatore oggi

Cazzuola piccola (cazzuolina)

Stampo per decorazioni seriali

Modini di forme diverse

Pennello

Stecca e spatole

Lavorazione dello stucco con spatole e stecche

Lavorazione dello stucco con una stecca

Lavorazione dello stucco con spatole e stecche

Lavorazione dello stucco con le dita

La tecnica

Le cornici modanate

Le cornici venivano realizzate con un «modene» (da cui il nome modanature), una sagoma metallica che veniva montata sopra guide di legno e fatta scorrere orizzontalmente. Prima veniva steso lo strato di corpo ruvido, spesso qualche centimetro.

Le cornici decorate

Per realizzare delle cornici decorate si usavano spesso degli stampi che rendevano il lavoro più veloce.

Preparazione della struttura portante in laterizio

Stesura della malta di corpo e posizionamento del modine

Stesura della malta di corpo

Passaggio del modine

Stesura dello strato di finitura più sottile

Lo stampo imprime il decoro sulla malta

Cornice decorata

Stesura dello strato di finitura a pennello

Le sculture tridimensionali

Sul muro di fondo, preparato con lo strato di finitura, si schizzava la forma da modellare. Per migliorare l’adesione della nuova malta sullo strato sottostante talvolta la superficie veniva martellinata (picchiata con una punta). Per costruire opere molto aggettanti era necessario inserire sia degli ancoraggi a muro sia delle strutture di sostegno che potevano essere realizzate in ferro, legno o canne di bambù. Per elementi decorativi poco aggettanti (bassorilievi) è sufficiente inserire nella muratura alcuni chiodi, più o meno sporgenti a seconda delle figure da sostenere. L’inserimento dei chiodi rappresenta un punto di debolezza dello stucco: spesso anche in contesti ben conservati si osservano puntuali cadute in corrispondenza dei chiodi. Le grandi sculture tridimensionali hanno sempre un’armatura di sostegno, quasi sempre metallica (vergella, barre metalliche anche di riuso e filo di ferro). Le strutture di sostegno in legno sono piuttosto rare perché il legno non poteva essere sagomato facilmente come il ferro. Le analisi radiografiche hanno permesso di osservare che ciascun artista aveva un suo modo di comporre le armature interne.

Armatura in ferro

Strato di corpo

Strato di corpo

Figura intera

Stesura dello strato di finitura

Finiture particolari:

– Lisciatura: mediante la pressione di attrezzi sull’impasto ancora bagnato.
– Lucidatura: con sapone, olio o cera.
– Sgranatura (per creare effetti epidermici particolari): con pennelli, pezzi di tela, spatole
– Coloritura (con intenti protettivi, decorativi o per maggiore realismo): a fresco o con leganti (tempere proteiche o oli) sull’impasto ormai seccato. Spesso alcuni dettagli o le pupille degli occhi vengono tinte di celeste o di nero per ottenere un maggiore realismo.
– Patinatura (per esigenze estetiche o per correzione): con tinte o sostanze trasparenti a fresco o a secco con l’aiuto di leganti.
– Doratura: sulla superficie secca, colorando le parti da dorare con uno strato giallo o rosso come preparazione per la foglia d’oro (o stagno e oro) e un fondo per esaltare il colore della doratura. A colla, missione o guazzo. Talvolta le dorature ricoprono solo le zone più in vista di una decorazione, mentre quelle più nascoste sono colorate con ocra.

Lisciatura

Lucidatura

Effetto di sgranatura superficiale

Coloritura

Coloritura

Dettaglio, pupilla tinta di celeste

Dettaglio, pupilla tinta di nero

Doratura

Doratura

Doratura e argentatura

Coloritura ocra ad imitazione delle dorature

Coloritura ocra ad imitazione delle dorature

Bibliografia

– Damiani Cabrini L., Le migrazioni d’arte, in R. Ceschi (a cura di), Storia della Svizzera italiana. Dal Cinquecento al Settecento, Bellinzona 2000, pp. 289-312.
– Biscontin G., Driussi G. (a cura di), Lo stucco. Cultura, tecnologia, conoscenza, Atti del Convegno di Studi, Bressanone 10-13 luglio 2001, Padova 2001.
– Aliverti L., Conoscenza delle pratiche costruttive storiche degli edifici in area lombarda: i manufatti in stucco, in V. Pracchi (a cura di), Pratiche costruttive storiche: manufatti in stucco e strutture lignee di copertura in edifici lombardi, Como 2008, pp. 20-91.
– Zamperini A., Stucchi. Capolavori sconosciuti nella storia dell’arte, Vicenza 2012.
– Casey C., Making Magnificence. Architects, Stuccatori and the Eighteenth-century Interior, Londra 2017.
– Felici A., Jean G. (a cura di), Stucchi e stuccatori ticinesi tra XVI e XVII secolo. Studi e ricerche per la conservazione, Firenze 2020.
– Zapletalová J., Swiss artists in Alpine passes...How artists travelled from the Lombard-Ticino lakes to Central Europe, in "Quart", Olomouc 2020, pp. 3-16.
– G. Jean, A. Felici, L. Tedeschi (a cura di), The Art and Industry of Stucco Decoration in Europe from the 16th to the Early 18th Century, Roma 2024 (in corso di stampa).